L’improvvisazione nell’artigianato e nell'eco-design: Martino Gamper

eco-design: credenza con legno di recupero e maniglia riciclata

Cosa succede quando il design smette di essere un processo rigidamente pianificato e si trasforma in improvvisazione? Quando i materiali non sono scelti in anticipo, ma trovati, recuperati, combinati senza uno schema definito? È possibile, oggi, che un oggetto nasca da un dialogo continuo tra chi lo crea e chi lo utilizzerà? Questa visione, profondamente radicata nell’eco-design, dimostra come un oggetto possa nascere da un dialogo continuo tra chi lo crea e chi lo utilizzerà, mettendo al centro materiali sostenibili e un approccio artigianale consapevole.

Questa è la sfida dell’artigianato contemporaneo: trasformare ogni pezzo in un racconto, un esperimento, un processo vivo.

Vorrei raccontarvi una storia. Una breve storia su un nostro riferimento, un punto di ispirazione che rappresenta l’essenza dell’improvvisazione creativa. Si chiama Martino Gamper, un architetto e designer il cui lavoro è un esempio perfetto di come il design possa diventare un processo libero, dinamico, vivo. La sua storia inizia nel 1998, a Vienna…

1998, Vienna. Gamper si iscrive all’Università di Arti Applicate. Studia con Matteo Thun. Assorbe il rigore del design razionale, ma sogna altro.

2000, Londra. Gamper arriva con pochi soldi. Lavora in un laboratorio condiviso. Trova una vecchia sedia da cucina abbandonata. La smonta, la spezza, la riassembla. Nasce la prima “anti-sedia”. La chiama Improvisation #1.

2006, Londra. Studio di Hackney. Lancia 100 Chairs in 100 Days. Ogni giorno, una sedia diversa. Recupera pezzi dalla strada, dalle discariche, dai mercatini. Legno, plastica, metallo, resine. Combina tutto. Giorno 17: una sedia rossa con uno schienale di vetro. Giorno 58: un vecchio sgabello diventa una sedia da pranzo con una gamba in acciaio lucido.

Un falegname, davanti al legno, non vede solo il materiale, ma il racconto di ciò che è stato e ciò che potrebbe diventare. I nodi, le crepe, le venature irregolari non sono difetti, ma punti di partenza per nuove storie

Nel laboratorio di un falegname, materiali che sembrano incompatibili – legno grezzo, metallo lucido, vetro – si incontrano, creando contrasti che sorprendono e trasformano l’ordinario in straordinario.

2008, Triennale di Milano. Gamper espone le sue sedie. Gli architetti critici sono confusi. È arte? È design? Gamper non risponde. “Non c’è un confine netto,” dice durante un’intervista. “Mi interessa il processo.”

2011, Parigi. Collezione Arnold Circus Stool. Una forma essenziale, multifunzionale. Legno di recupero, stampi in plastica. Viene prodotto in serie ma mantiene l’impronta artigianale. È un successo. Gamper lo definisce “un oggetto democratico.”

La semplicità è il traguardo più difficile per un artigiano. Anche un tavolo o una madia elaborati devono sembrare spontanei, naturali, come se fossero nati insieme allo spazio che abitano.

tavolo con legno di riciclo

Un falegname non giudica un materiale imperfetto per una crepa o un segno. Quei dettagli, che sembrano difetti, sono il cuore dell’oggetto: ciò che lo rende vivo e pieno di significato

2020, Londra. Una libreria in legno di castagno. Linee rigide, quasi monolitiche. Ma ogni mensola è diversa. Alcune sono scanalate, altre lisce. “Volevo creare un’architettura domestica,” dice.

2023, Seoul. Nuovi materiali: fibra di carbonio intrecciata con rami d’ulivo. Un tavolo da pranzo. Le gambe sembrano oscillare sotto il peso del piano. Contrasto tra leggerezza e forza.

100chairsin100days
100 chairs in 100 days Martino Gamper

Eco-design e creatività: il racconto di Martino Gamper

La storia di Martino Gamper non è solo quella di un designer. È il racconto di un modo diverso di vedere il mondo: ogni pezzo scartato diventa una possibilità, ogni errore un’opportunità. Gamper ci insegna che il design non è un risultato, ma un processo.

Anche un falegname sa che ogni mobile è un racconto. Non cerca la perfezione, ma un dialogo: tra materiali, forme, spazi e chi li abiterà. Ogni pezzo è vivo, capace di evolvere con noi. L’eco-design, in questo senso, diventa il fulcro di un processo creativo che valorizza la sostenibilità e il riutilizzo consapevole.

mobiletto divertente

Questa lezione vale per tutti: artigiani, falegnami, designer. Improvvisare non significa mancanza di visione, ma apertura al dialogo con i materiali, con il cliente, con il contesto. È un approccio che possiamo portare nelle nostre case, scegliendo mobili che raccontino storie, che siano fatti per noi, con noi.

Forse è proprio questa la sfida dell’artigianato contemporaneo: non creare oggetti perfetti, ma oggetti vivi, che evolvono insieme a noi.

Freak Design

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